Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

martedì 12 luglio 2011

Io e i trinariciuti di sinistra

Ho saputo che al Presidio Permanente c’è stato qualcuno a cui non è piaciuto affatto il mio post dell’altro ieri sulle pseudo-compensazioni del Dal Molin americano. Mi riferisco al responsabile comunicazione, Marco Palma, che con me non comunica da un pezzo, nemmeno mi saluta. E’ noto che il già giovanissimo segretario dei Comunisti Italiani (a cui su VicenzaPiù a suo tempo feci un’intervista-ritratto che difendeva il suo distacco dal cupo dogmatismo del suo ex partito) non mi ama, anzi mi detesta. Non l’ho sentito, ma a quanto ne so pare mi abbia dato del “fascista”, a me e al collega e amico Marco Milioni della Sberla.net. Che io non gli stia simpatico per le mie prese di posizione critiche sul Parco della Pace mi lascia indifferente, problemi suoi. Quando però uno ricorre all’anatema infamante e arbitrario e per giunta – mi si dice in questo caso – viene richiesta alle voci più rappresentative del Presidio, cioè Cinzia Bottene, Olol Jackson e Cesco Pavin, la condanna pubblica e ufficiale, a quest’uno mi sento di dover rispondere.
Per nulla caro Palma, sarei davvero curioso di sapere in base a quali mie opinioni deduci che io sia un “fascista”. Sono un nostalgico del vecchiume archeologico in fez e camicia nera? Non direi proprio. Se c’è una persona che non ne può più di passatismi ideologici, quella persona sono io. Ho mai espresso un’idea anche solo vagamente autoritaria, ho inneggiato in un solo articolo a qualcosa che ricordi magari da lontano la dittatura, il partito unico, lo stato di polizia? Impossibile: sono un libertario per istinto. Sono un nazionalista? Manco per niente: il mio orizzonte ideale di autogoverno è il Comune, o comunque la comunità locale, e mi ritengo un federalista. Sono antidemocratico? Figuriamoci: per me il sogno è la democrazia diretta (opportunamente applicata nei limiti del possibile, l’importante è che questo possibile sia effettivo e faccia premio sulle minoranze organizzate che ne usurpano il nome: parlo dei partiti e dei potentati finanziari e industriali).
Il Palma da cosa potrà desumere, allora, che io sia quel che non sono? Semplice: dal fatto che mi vede come un sabotatore della causa. E tale sarei perché per lui vale l’eterno, ignobile adagio “o con noi o contro di noi”, e se non sei con noi, che siamo di estrema sinistra, automaticamente diventi un fascista. E’ l’antico e mai morto ostracismo che la sinistra più fanatica ha sempre usato per emarginare e additare come nemico chi non si mette al suo servizio e non ne loda le gesta. Nel Presidio, purtroppo, questo clima di intolleranza esiste. Un anno fa aveva portato a liquidarmi come “aspirante Giuliano Ferrara in salsa berica”, perché mi sarei limitato a scrivere contro la base Usa restando incollato alla scrivania. Bene, a parte che dell'inqualificabile Ferrara per mia fortuna non ho la lardosa stazza, chiariamo una volta per tutte: quella volta che tentai di partecipare a una delle abituali riunioni del martedì sera, credo fosse il 2009, mi sentii dire che non potevo neppure assistervi in quanto giornalista, e fui cortesemente accompagnato fuori dal tendone. Delle due, l’una: non si può accusarmi di essermene stato nelle retrovie se quando ho provato a partecipare da cittadino mi è stato proprio rinfacciato di essere un giornalista, quasi uno spione.
La verità è un’altra: a Palma e a quelli come lui non aggradano le voci non organiche, non embedded, che non si adattano alle decisioni che il ristretto gruppo di comando di Ponte Marchese prende secondo una sua legittima, ma opinabilissima e contestabilissima, linea politica. Si veda quante defezioni e spaccature sono avvenute in questi anni: Raniero, la Equizi, la divisione con Albéra e con il versante più moderato del movimento. La mia colpa è stata questa: non ho mai preso la tessera del Presidio. Dopo aver appoggiato la battaglia No Dal Molin restando tuttavia un osservatore indipendente da tutto e da tutti (questo è fare il giornalista, e sfido chiunque a dimostrare il contrario), ho avuto l’ardire di continuare a esserlo esprimendo giudizi con la mia testa, che un giorno non sono più stati allineati, guarda un po’, alla condotta del Presidio. Insomma: quando scrivevo a favore, silenzio e tutto sommato simpatia; appena ho osato non esser più d’accordo, sono diventato un culo di pietra, e oggi addirittura un fascista.
I veri fascisti sono coloro che considerano tale chi non la pensa uguale a loro. Ringrazio in particolare la Bottene, donna semplice, di suo onesta, aliena dagli integralismi ma che deve sottostare a questi stalinismi di ritorno, per non aver accettato di far da megafono agli inaccettabili metodi di certi trinariciuti amanti della fatwa. (a.m.)

4 commenti:

  1. un giorno sarebbe bello vedere quanti politici vicentini di destra o sinistra hanno anche posti di lavoro "politici", procurati su misura. una cosa che i comuni mortali non si possono permettere. a buon intenditor eccetera eccetera

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  2. Ciao Alessio,

    per quanto possa contare ti esprimo la mia vicinanza, sono pienamente d'accordo con te, affibbiare epiteti "non politically correct" serve a coloro che lanciano questi epiteti a non dover dare giustificazioni sul loro operato.
    Ti ringrazio per questa operazione di trasparenza, accade in tutti imovimenti che persone estranee al solito gruppo politico vengano "emarginate" così che questi possano mettere i cappelli che vogliono (il loro).E' ora di denunciarle queste cose perché si tratta di comportamento meschino che prende in giro ed usa le tante persone di buona fede che marciano per una giusta causa comune.

    Saluti
    Barbara

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  3. bravo Al,
    i "caduti" per libertà di pensiero sul Dal Molin continuano ad aumentare e il Parco della Pace è ormai assurto ad articolo di fede. Come non ricordare l'attacco di quest'inverno ad un giovane e zazzeruto protagonista della politica di Vicenza ad opera di presidio e disobbedienti per poche frasi dette in un'intervista?
    in ogni caso, se rompi i coglioni spesso sei nel giusto. continua così!

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  4. beh comunicalo anche qui che hai raccontato una bufala e poi hai dovuto ammettere di aver preso un granchio! forza alessio un pò di deontologia professionale!

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