Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

mercoledì 13 giugno 2012

Grillismo, il meglio sulla piazza. Anche se...


Nell’Italia sotto dittatura finanziaria internazionale per mezzo dei partiti-marionette, una forza politica che va nel senso opposto, di liberazione dal basso, c’è ed è diventata protagonista, avendo contro tutto e tutti: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Non è l’ideale, certo, ed io nel mio piccolo non ho mancato di indicarne i limiti concettuali e operativi in tempi non sospetti (il battutismo satirico depotenzia la serietà iconoclasta; c’è sempre una certa remora a tirare le conseguenze di intuizioni appena abbozzate, come l’uscita dall’euro-gabbia; gli homines novi dei meetup locali, in media bravissime persone, si muovono come agnelli fra i lupi politicanti di mestiere).
Tuttavia, ora come ora, Grillo svolge una doppia funzione che non esito a definire, se non rivoluzionaria, proto-rivoluzionaria: demistifica i luoghi comuni e i tabù, sul blog e nelle piazze, e mette in crisi il quadro politico con lo scopo dichiarato di superare la falsa dicotomia destra-sinistra. E tutto questo lo fa, ed è un altro fatto, usando il richiamo delle elezioni. Per me, che non credo alla democrazia rappresentativa ma semmai ad una democrazia diretta su base locale (in un’Europa dei popoli), l’importante è l’ottica strumentale: servirsi del voto come mezzo per gettare le basi per un’alternativa radicale al partito unico Mercato-Crescita-Mondialismo.
Il grillismo, in questo dato momento storico, può rappresentare un’opportunità utile, perché destabilizza, rompe gli schemi, concretizza la possibilità di negare tutto per ricostruire tutto. Grillo è un buon agente di sfiducia in questo sistema: principalmente per questo motivo mi sento di dover guardare alle Cinque Stelle con simpatia e speranza. E’ la pars destruens, la distruzione creativa necessaria come l’aria. E per ora mi accontento alla grande. Le alternative sono, infatti, o perdere la dignità dando credito alla marmaglia partitocratica, o rifugiarsi nell’Aventino del non-voto e del ribellismo filosofico, eticamente ineccepibile ma politicamente impotente. Quanto alla construens, ho già spiegato altrove che il programma del 2009 è in buona parte sottoscrivibile ma incompleto e insufficiente. Combinato con le posizioni, sempre più avanzate, assunte da Beppe sul blog, rappresenta comunque la miglior prospettiva in circolazione.
In realtà, visto che le idee corrono sulle gambe degli uomini, sono più questi ultimi a preoccuparmi. I “grillini” sono gente comune, digiuna di politica e di amministrazione. E ci sta: meglio inesperti che truffatori organizzati. Il problema è che non hanno ancora le idee chiare su cosa vogliono essere, perché non hanno chiarito cosa vogliono proporre. E questo da una parte li fa sembrare imbranati (vedi la lentezza estenuante di Pizzarotti nel comporre la sua giunta: semplicemente e infantilmente, a Parma non avevano nemmeno ipotizzato dei possibili assessori) e dall’altra li espone al rischio di infiltrazioni, coscienti o meno, che sono all’ordine del giorno (lo ammette lo stesso Beppe nella bella intervista a Travaglio pubblicata oggi sul Fatto: «Se qualche cialtrone si infiltra, la rete lo smaschera subito». Già, ma poi chi caccia a pedate i cialtroni? E coloro che nel movimento, per ingenuità o interesse, spalleggiano i cialtroni, come devono essere trattati? E con chi è bravo a mascherarsi, che si fa?). Questo è il pericolo maggiore. Va bene che l’anti-partito non può irrigidirsi in partito, ma una selezione minima delle persone più adatte e di provata fede cinquestellista dovrà farsi più stringente, pena rovinosi sbandamenti e ambigui annacquamenti. Brutalmente: non è umanamente comprensibile lasciare l’iniziativa politica a giovinastri che la riducono ad una bega personale. Largo ai giovani? Sì, ma non agli stupidi, ai creduloni, alle mezze cartucce, agli ambiziosetti in malafede.
E lo dico da simpatizzante esterno. Se fossi “dentro”, mi batterei per paletti meno vaghi non solo sui candidati, ma anche sulla nascita dei meetup, sull’ingresso di nuovi arrivati, sull’identikit dei portavoce. Non è partitismo, questo: è buon senso. Nel frattempo, isolerei i sospetti e i sospettabili. E questo non è complottismo: è istinto di sopravvivenza. Pensateci, amici a 5 Stelle. (a.m.)