Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

lunedì 14 aprile 2014

Eufemismi berici: Berlusconi vittima e Dell’Utri esule. Montanelli, dove sei?



Le parole sono importanti. Ieri ne ho avuto conferma leggendo il fondo domenicale del direttore del Giornale di Vicenza, Ario Gervasutti, che nell’elencare vari fatti che a suo dire sarebbero di poco o nullo interesse per gli italiani che tirano la carretta, dà sue personalissime definizioni di due fra essi che hanno occupato le prime pagine di questi giorni.
La prima: «…Berlusconi è ancora sotto lo schiaffo della magistratura e non può nemmeno restituirlo verbalmente perché se si azzarda gli revocano l´affidamento ai servizi sociali». Silvio Berlusconi è stato condannato con sentenza definitiva della Cassazione per frode fiscale. Gli schiaffi non c’entrano: ha avuto diritto, come tutti gli imputati hanno nel nostro ordinamento, a tre gradi giudizio, e ora il tribunale di sorveglianza ha deciso che sconterà la pena ai servizi sociali e non ai domiciliari. Il sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna, ha fatto presente che il pregiudicato Berlusconi deve astenersi dall’attacco personale a singoli magistrati, com’è accaduto quando, prima dell’udienza del 10 aprile, ha apostrofato con l’epiteto “mafia di giudici” proprio quelli che hanno stabilito la misura alternativa. Non è una disfida d’opinione fra liberi cittadini: è l’insulto a pubblici ufficiali da parte di un delinquente.
La seconda: «…lo storico collaboratore del Cavaliere, Marcello Dell´Utri, sceglie (inutilmente) di sottrarsi a un possibile arresto riparando altrove».  Ma che bell’eufemismo. Dell’Utri non è riparato, si è dato alla fuga. Una volta si sarebbe detto: alla macchia. Il suo arresto non è una bizzarria delle toghe: è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, che lo ha definito «mediatore contrattuale» del patto di protezione della mafia siciliana a Berlusconi, cominciato nel 1974 e durato 18 anni. Quest’ultimo, scrivono i giudici, ha ottenuto «la garanzia della protezione personale… tramite l’esborso di somme di denaro che… ha versato a Cosa Nostra tramite Dell’Utri… assumendo Vittorio Mangano ad Arcore». Ieri sul Corriere della Sera l’onesto Sergio Romano ha scritto, con una punta d’ingenuità, che Forza Italia dovrebbe «semplicemente, senza distinzioni fumose e poco convincenti, disapprovare e condannare». Ecco, appunto.
Berlusconi è un criminale fiscale e Dell’Utri, se la Cassazione domani 15 aprile lo confermerà, un alleato della mafia. Usiamole, le parole adatte. Chissà quali avrebbe usato Indro Montanelli che giusto vent’anni fa chiudeva La Voce, figlia abortita dell’abbandono del suo Giornale trasformato in house organ del berlusconismo militante. Lui sì che gliele aveva cantate chiare, al suo ex editore e ai suoi scagnozzi. a.m.